Ludopatia Sardegna
Foto: Slot maschines / Pixabay

Nemmeno la pandemia di Covid-19 è riuscita a frenare il fenomeno della ludopatia: il gioco d’azzardo non va in quarantena, nemmeno con la chiusura delle sale slot e delle sale bingo. Come emerge dai dati riportati dall’Istituto Superiore di Sanità, in un primo momento è stato registrato un netto calo del gioco d’azzardo in corrispondenza con l’ingresso dell’Italia in lockdown, lo scorso marzo 2020. 

Tuttavia, i ludopatici hanno trovato un canale diverso per poter proseguire e puntare il loro denaro per ottenere qualcosa in più: l’online ha registrato un aumento notevole degli accessi e a preoccupare è soprattutto il sommerso.

Lockdown, come è cambiato il gioco d’azzardo

Non potendo uscire di casa per andare a giocare d’azzardo, moltissimi italiani hanno deciso di dirottare la loro attenzione ai siti o alle applicazioni che permettono di giocare d’azzardo online: basti pensare che su Google è esplosa la ricerca della lista dei migliori casinò

Come riporta un recente studio pubblicato dall’Istituto Superiore della Sanità italiano – e realizzato in collaborazione con l’Istituto Mario Negri, l’Istituto per lo Studio, la Prevenzione e la rete Oncologica (ISPRO), l’Università degli studi di Pavia e l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano –, durante la pandemia il gioco d’azzardo online è cresciuto di sei volte tra i giocatori abituali, ma non solo. Anche chi giocava occasionalmente d’azzardo ha avuto più del doppio della probabilità di praticarlo online rispetto al periodo pre-pandemico. 

Hanno contribuito anche la crisi economica e la necessità di ottenere denaro liquido nel più breve tempo possibile. Ma la ludopatia non è la soluzione migliore in tal senso.

I dati sul gioco d’azzardo in Italia

Come rivela lo studio, dunque, la pratica del gioco d’azzardo è passata dal 16,3% del periodo antecedente la pandemia, al 9,7% durante il lockdown, per poi tornare a salire intorno al 18% nel periodo di restrizioni più contenute. Il gioco online, invece, è passato dal 10%, nel periodo precedente la pandemia, al 13% nel periodo di restrizioni parziali. 

I giochi maggiormente acquistati sono i Gratta e Vinci, mentre per l’azzardo online le Scommesse Sportive, il Gratta e Vinci e le Slot Machines. Ogni anno i cittadini italiani spendono almeno 100 miliardi di euro nel gioco d’azzardo sperando di ottenere una vita migliore.

I disturbi della ludopatia, infatti, sono spesso associati ad altre problematiche: per esempio la mancanza di sonno, l’abuso di psicofarmaci, la depressione, l’ansia e un basso livello di vita. L’insoddisfazione, il piacere compulsivo e aggressivo spingono a sperperare il proprio denaro nella speranza di ottenere qualcosa di migliore, magari una vincita di parecchi soldi.

Il rischio per i giovani

Il dato che dovrebbe portare a una profonda riflessione è quello legato ai giovani: sempre più ragazzi di età compresa tra i 14 e i 17 anni si avvicinano al gioco d’azzardo per la prima volta (almeno il 30%), con il rischio di trasformare la scoperta in un disturbo psicologico precoce.

Il disturbo sembra essere più diffuso tra gli uomini, ma sono molte anche le donne che arrivano a trascorrere diverse ore davanti al pc o allo smartphone per puntare i propri soldi online. Il tempo medio dedicato al gioco durante il lockdown era di circa un’ora, mentre molti giocatori hanno ammesso di essersi avvicinati al gioco d’azzardo proprio nel periodo caratterizzato da maggiori restrizioni. 

Le misure di contrasto alla ludopatia in Sardegna

Nonostante la Sardegna occupi gli ultimi posti della classifica delle Regioni italiane nelle quali si spende di più per il gioco d’azzardo (l’isola ha una media di spesa pro capite pari a 1.154 euro contro una media nazionale di poco inferiore a 1.500 euro pro capite), non mancano le misure di contrasto al fenomeno della ludopatia attivate a livello locale.

Come ha descritto l’Eurispes, i dati più allarmanti derivano proprio da quei territori dove la crisi economica si è fatta sentire con maggiore vigore. È necessario agire prima che la situazione precipiti.

Di qui l’impegno del Piano Regionale del 2017, che è stato finanziato grazie ai 1.371.563,00 euro dal Fondo GAP e da 444.404,00 euro dal Fondo Sanitario. L’obiettivo di questo piano non è soltanto contrastare il fenomeno del gioco d’azzardo patologico, ma anche quello di prevenirne la diffusione tra i giovani e gli adolescenti, oltre che tra le fasce più deboli della popolazione. Il piano si divide in tre macro a aree: prevenzione, cura e riabilitazione; e ogni area, a sua volta, possiede specifici obiettivi.

Se ciò non bastasse, moltissimi Comuni e Province della Sardegna hanno adottato opportuni provvedimenti e ordinanze per contrastare questo fenomeno.